La scultura autobiografica di Camille Claudel

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Una ragazzina di tredici anni dal carattere forte e volitivo riesce ad ottenere dal padre il permesso di prendere lezioni di scultura. È l’inizio di un sogno che ha ambito realizzare dal momento in cui ha modellato le sue prime figure utilizzando l’argilla trovata nel luogo incantato che ha fatto da scenario alla sua infanzia: Geyn, nel cantone di Fère.

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Camille Claudel nel suo atelier
Photo credit:
William Elborne, Public domain, via Wikimedia Commons

È da quel momento che la vita di Camille Claudel si lega indissolubilmente al mondo dell’arte. Un mondo che le offre la preziosa possibilità di esprimersi senza mediazioni, ma che finirà per fagocitarla.

La formazione di Camille Claudel

Camille Claudel nasce a Fère-en-Tardenois nel 1864, subito dopo la prematura morte del primogenito di casa e sviluppa con la madre un rapporto complesso e anaffettivo.
Quando i Claudel si trasferiscono a Parigi, grazie all’appoggio del padre che la sosterrà, invece, fino alla fine dei suoi giorni, ha la possibilità di studiare scultura, materia che poco si addice ad una ragazza, per lo più di buona famiglia.



Ma la caparbia e anticonformista Camille sembra avere tutte le carte in regola per diventare un’artista di successo. Nella capitale francese frequenta l’Accademie Colarossi, sotto la guida di Alfred Boucher e apre uno studio in rue Notre-Dame-des-Champs insieme alle colleghe Amy Singer e Jessie Lipscomb.

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Ritratto di Rodin, 1888-1889.
Photo credit: Musée Rodin, Parigi.

L’incontro con Rodin

Quando Boucher parte per Roma, chiede a Auguste Rodin, lo scultore più ammirato e controverso del momento, di occuparsi della formazione di Camille Claudel. Lui ha quarantun’anni, lei diciassette. Il maestro rimane impressionato dalla maturità delle sculture della sua nuova allieva che raffigurano la di lei governante e il giovane fratello.
Presto Claudel diventa la più fidata delle collaboratrici di Rodin; lavorano insieme a una delle sue più importanti commissioni: la Porta dell’Inferno.
Lui le affida i compiti più delicati, come la realizzazione delle mani, dei piedi e dei volti delle sue figure.
È l’inizio di un percorso che segnerà l’evolversi dello stile di Claudel, ma anche un grande stravolgimento della sua esistenza.

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Sakountala, detto Vertumne e Pomone, 1905 P
photo credit: Wikimedia commons

Maestro e allieva diventano ben presto amanti. Camille Claudel dà nuova linfa vitale all’arte di Rodin, diventandone modella e musa ispiratrice. Il famoso artista si addolcisce; le sue figure diventano più morbide e sensuali e insegna alla scultrice come infondere al marmo lo spirito che rende vibranti le sue opere.
La carriera di Camille Claudel decolla, ma il lungo rapporto controverso che la lega al suo mentore piano piano la distrugge. Nonostante le sue promesse, lo scultore si rifiuta di offrirle ciò che lei desidera più di ogni altra cosa: il matrimonio e il relativo riconoscimento pubblico della sua posizione.
Oltre che ad essere distratto da altre amanti, Rodin è legato da molti anni a Rose Beuret, la donna che gli ha dato un figlio e che, alla fine, deciderà di sposare.

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L’implorante, 1899
Photo credit: Vassil, CC0, via Wikimedia Commons

Camille Claudel: una scultrice autobiografica

Con la fine della relazione con Rodin per Camille Claudel iniziano i tempi bui.
L’artista vive da sola con i suoi gatti e passa tutto il suo tempo rinchiusa nell’atelier di Boulevard d’Italie, lavorando incessantemente. Si trascura e la sua salute mentale diventa sempre più fragile. La sua intera esistenza è consumata dal risentimento che prova nei confronti di Rodin, da cui non viene distratta neppure dalla relazione con Debussy.
Appartengono a quel periodo alcuni dei lavori più significativi dell’artista come Il Valzer; una danza apparente, che fissa il momento precedente a una terrificante caduta. Oppure L’Età Matura, un’opera che trabocca di emozioni forti e da a cui traspare tutta la disperazione e il senso di abbandono provato dall’artista.
La scultura di Camille Claudel è intima e fortemente autobiografica; esplicita chiare richieste di aiuto, ascolto e perdono.
Le sue opere sono ora esposte al Musée Rodin e al Musée d’Orsay.

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La ragazza con la corona, 1886 Photo credit: Camille Claudel, CC BY-SA 4.0 via Wikimedia Commons

L’internamento

Nel 1913, dopo la morte del padre, che, di nascosto dal resto della famiglia, le inviava cibo e abiti, Camille Claudel viene internata in manicomio, per volere della madre, della sorella Louise e del fratello Paul, diventato un noto poeta e diplomatico.
Verrà dimenticata da tutti, occultata, rinchiusa, nella totale impossibilità di comunicare con l’esterno, per ordine della madre che la ha di fatto impedito ogni contatto con il resto del mondo.
A nulla varranno i tentativi della scultrice di uscire dalla prigione in cui è stata relegata contro la sua volontà, anche quando i medici la dichiareranno pronta per tornare ad inserirsi nella società.
Smetterà di scolpire e modellare. Scriverà, però, innumerevoli lucidissime lettere, da dove traspare tutto il dolore e il senso di abbandono che l’accompagneranno per un trentennio.
Morirà nel 1943, a 78 anni, nel manicomio di Montfavet. La sua famiglia decise di non partecipare al rito funebre e i suoi resti finiranno sepolti in una fossa comune.

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Camille Claudel
Photo credit: Public domain, via Wikimedia Commons

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2 risposte a “La scultura autobiografica di Camille Claudel”

  1. Grande artista , animo sublime, spirito incompreso dagli uomini!

    1. Esatto, Rosanna, una grande incompresa, purtroppo.

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